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Padre condannato per maltrattamenti alle figlie: "siete grasse, mangiate macrobiotico e andate a sciare!"

L'uomo, 53 anni, appartenente a una facoltosa famiglia torinese, insisteva con le due ragazze perchè facessero gare di sci e seguissero una dieta macrobiotica. A denunciarlo è stata la moglie da cui è separato. Questa mattina la sentenza: l'accusa chiedeva 10 mesi


Nove mesi di reclusione per maltrattamenti: è la condanna decisa dal tribunale di Torino per un padre torinese che, secondo le accuse, costringeva le figlie a praticare sci agonistico e a mangiare cibi macrobiotici perché "troppo grasse". Il giudice ha accolto la tesi del pm Barbara Badellino, che aveva chiesto dieci mesi. A denunciare l'uomo era stata la madre delle ragazze, da cui l'uomo è separato.

La storia, che coinvolge una facoltosa famiglia torinese, emerge dopo la causa di separazione dei due coniugi. Le figlie sono affidate alla mamma e il padre le vede nei fine settimana. Da un certo periodo in poi, però, le ragazze iniziano a protestare quando devono recarsi da lui. Nel 2011 si confidano con la madre: «Papà ci tratta male». Così quella che avrebbe dovuto essere una discussione tra genitori sulla crescita e sull’educazione delle figlie è diventata oggetto di un fascicolo penale. Il pubblico ministero che prende in mano il caso è Barbara Badellino. Le ragazze vengono sentite, vengono raccolte le testimonianze della preside della scuola e degli insegnanti di sci. Emerge un quadro di pressioni psicologiche — mai violenze fisiche — che si sarebbe protratto per diverso tempo, all’incirca dal 2008 al 2011. In quel periodo le ragazze, che adesso hanno 17 e 20 anni, con l’esplosione dell’adolescenza avevano messo su qualche chilo e non volevano più saperne di andare tutte le domeniche in montagna a fare gare di sci. Ma il padre le spronava a continuare la pratica agonistica e insisteva perché mangiassero meno - e solo alimenti macrobiotici dimagranti - e si tenessero più in forma: "Siete grasse, dovete fare più sport: non combinerete mai niente nella vita». Parole gravi, se a pronunciarle è il padre di due adolescenti, che secondo la procura avrebbero turbato l'equilibrio psichico delle due ragazze, mentre l'uomo ha sempre sostenuto invece che la sua era la normale preoccupazione di un padre per la salute delle figlie. 
Quelle pressioni, secondo la sentenza, configurano il reato di maltrattamenti. La condanna potrebbe fare giurisprudenza: non ci sono, infatti, precedenti analoghi.

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